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FAQ [ef-ey-kyoo]*3 : " Come posso orientarmi nella giungla di termini tecnici che mi propongono i fornitori di cartotecnica ? "

Ti è mai successo di non capire cosa ti stesse dicendo il tuo fornitore di cartotecnica ?

Non sei solo .

Ecco cosa mi ha chiesto un mio cliente :  " Come posso orientarmi nella jungla di termini tecnici che mi propongono i fornitori di cartotecnica ? "

La domanda è molto interessante e tocca in parte un argomento che mi sta molto a cuore.

Sto parlando del tema della trasparenza e della necessità di fare cultura e divulgazione presso i clienti finali in modo da creare una base di linguaggio comune che serva a capirsi e a escludere dal mercato chi prospera sul dubbio e sulla ambiguità.

Da sempre gli uomini usano il linguaggio per capirsi , per creare un ponte tra sè e gli altri , per ottenere e dare collaborazione .

Ma da un certo punto in poi l'evoluzione del linguaggio ha avuto anche la funzione di delimitare ambiti di potere , tribù , cerchie ristrette diventando uno strumento di divisione e di discriminazione.

Basti pensare a la descrizione che fa Manzoni dell'uso dei termini legali che fa l'avvocato Azzeccagarbugli nei Promessi Sposi o alla parodia dei dottori e dei sapienti nel teatro di Moliere.

Faccio riferimento alla letteratura perchè se mi spingessi più vicino ai giorni nostri dovrei parlare del dialetto (non so come definirlo altrimenti ) usato ogni giorno negli uffici che utilizza ormai con disinvoltura "forwordare una mail" o "uplodare un file".

Tornando al nostro settore le ragioni per le quali si usa un linguaggio tecnico con il cliente sono moltepici ma si possono ricondurre a :

- Ignoranza delle regole elementari di comunicazione : chi non si è mai preoccupato di crescere nelle sue capacità di comunicare in modo chiaro (e se è un commerciale è meglio che cambi mestiere...) usa con il cliente lo stesso linguaggio tecnico che usa in azienda con il risultato che chi ascolta non riesce a comprendere in modo completo e percepisce una nota stonata che crea diffidenza e sfiducia.

- Bisogno di mostare competenza : in base a un meccanismo mentale molto diffuso si pensa che per mostrare comptenza si debba "parlare difficile". Pensiamo al modo di spiegare l'astronomia che aveva Margherita Hack e chiediamoci se sia proprio così.

- Mistificare / nascondere : il linguaggio tecnico si fa tanto più fumoso e poco chiaro quanto più si vuole trarre in inganno il cliente . L'equazione che il nostro istinto ci suggerisce è : linguaggio poco chiaro = persona poco affidabile. Fidiamoci del nostro istinto.

E allora ? Quali soluzioni si possono adottare ?

- Soluzione 1 : chiedere chiedere chiedere. Non abbiamo paura di fermare chi ci sta davanti e chiedere approfondimenti , spiegazioni e dettagli. Se il linguaggio in questo caso di fa ancora meno chiaro sappiamo che abbiamo di fronte una persona poco onesta.

 - Soluzione 2 :  richiedere documenti cartacei a supporto di quello che ci viene detto . Di ogni tipo di carta o cartone , di ogni inchiostro o di altri elementi che compongono un prodotto cartotecnico esistono le schede tecniche . Richiederle aiuta a orientarsi e a sottrarre al nostro interlocutore aree di ambiguità.

- Soluzione 3 : la Rete è piena di ottimi glossari sia in italiano che in inglese , ne segnalo due veramente ben fatti  :

Glossario Polyedra

Glossario Stampa in inglese

Spero anche questa volta di aver fatto un passo avanti nel rispondere alle domande più diffuse ma soprattutto ad aver dissipato un po' di quella nebbia che divide cliente e fornitore.

In sintesi , i termini tecnici non sono facili da comprendere . 

La soluzione è : 

- Chiedere sempre approfondimenti e dettagli

- Chiedere documenti a supporto di quello che ci viene detto

- Scaricare dalla rete un glossario

Ma soprattutto : diffidare di chi usa un linguaggio fumoso e poco trasparente


P.S. chiarezza e trasparenza nascono anche dal linguaggio che si usa.

Perlomeno questo è quello che io penso ed è il modo in cui lavoro. 

Marco Rotondo

Marco Rotondo, più di 30 anni passati tra packaging e materiale per il punto vendita. Tesi di laurea sul comportamento del consumatore, autore di numerosi workshop dedicati al visual merchandising e al packaging.